Oggi in Cristo

Oggi in Cristo


Dio mio, perché mi hai abbandonato?

June 13, 2021

(Testo di riferimento: Matteo 27,32-49 - La Bibbia)

Gesù era stato condannato. Pilato aveva badato più al suo tornaconto politico che alla giustizia. Non c'è da stupirsi.

In questo episodio 61 della serie sul vangelo di Matteo percorriamo insieme a Gesù la strada verso la croce e poi commenteremo i suoi ultimi momenti prima di spirare, circondato da persone che si prendevano gioco di lui. Eppure, se avessero badato bene a ciò che stava accadendo, si sarebbero resi conto che essi stessi stavano adempiendo delle profezie, come emerge dalle parole del salmo 22, o salmo 21 a seconda della numerazione utilizzata nelle varie versioni.

Mentre uscivano, trovarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la croce di Gesù. E giunti a un luogo detto Golgota, che vuol dire «luogo del teschio», gli diedero da bere del vino mescolato con fiele; ma Gesù, assaggiatolo, non volle berne. (Matteo 27, 32-34)

I romani lasciavano che i condannati a morte portassero parte della propria croce, probabilmente quella superiore, fino al luogo in cui sarebbero stati crocifissi.  Ma, dopo la notte insonne e la durissima flagellazione, Gesù era in difficoltà nel sostenere uno sforzo simile. I soldati se ne accorsero e scelsero un passante, Simone di Cirene, per portare la sua croce.

Così arrivarono al luogo chiamato “golgota”, ovvero “teschio”, un nome che potrebbe essere dovuto alla sua forma tondeggiante che ricorda un teschio ma anche all’utilizzo che i Romani ne facevano per le esecuzioni.

A questo punto Matteo ci dice che diedero a Gesù del vino mescolato a fiele. Molti studiosi pensano che Matteo utilizzò la parola fiele, non tanto per indicare che nel vino ci fosse davvero fiele o bile di origine animale, ma per indicare, il fatto che nel vino c'era una sostanza molto amara come la bile. Ad esempio in Atti 8:23 la medesima parola viene utilizzata proprio in modo figurato per indicare amarezza. Questo è coerente con il vangelo di Marco 15:23 che ci dice che nel vino c'era della mirra, che è in effetti amara e infatti deriva il suo nome dalla medesima radice semitica della parola "amaro".

Il vino mescolato con mirra aveva un effetto stordente e poteva in qualche modo contribuire a mitigare le sofferenze ma Gesù lo rifiutò. Scelse invece di rimanere lucido perché Egli aveva un'altra bevanda da bere… Qualche ora prima aveva pregato il Padre di allontanare da lui quel calice (Gv 14:36), ma per fare la volontà del Padre ora era deciso a berlo fino in fondo.

Poi, dopo averlo crocifisso, spartirono i suoi vestiti, tirando a sorte;  e, postisi a sedere, gli facevano la guardia. (Matteo 27, 35-36)

Sulla croce Gesù patì sofferenze fisiche ma anche psicologiche e spirituali. Dal punto di vista spirituale egli ha sperimentato il peso del giudizio per il peccato e l’abbandono del Padre. Dal punto di vista psicologico egli ha dovuto sopportare lo scherno, le ingiurie e l’umiliazione.

Nel salmo 22 il salmista Davide descrive con linguaggio poetico delle esperienze probabilmente personali, ma allo stesso tempo è evidentemente ispirato nel descrivere sofferenze che avrebbero caratterizzato anche l'esperienza del Messia. Certamente Davide non poteva conoscere nei dettagli l’estensione profetica del suo componimento eppure il modo in cui egli ha descritto alcuni particolari che trovano riscontro nella crocifissione di Gesù, molti secoli prima che ciò avvenisse, è davvero impressionante.

Tra le straordinarie similitudini presenti in quel salmo, leggiamo proprio ciò che è accaduto nei versi che abbiamo appena letto: “spartiscono fra loro le mie vesti e tirano a sorte la mia tunica.” (Salmo 22:18)