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Don Pascual Chavez: i nostri ragazzi non hanno più fiducia nel futuro - Cammino nel mondo

October 29, 2016

“Oggi i ragazzi non vogliono maestri. Vogliono persone adulte mature che non abbiano già le risposte preconfezionate, ma gli stiano accanto perché con loro possono interrogarsi sulla vita e cercare e trovare insieme quelle risposte. Sono gli adulti che, pur in questa flessibilità, devono saper trasmettere ai giovani i punti di riferimento da non perdere di vista se non vogliono veramente sbagliare strada”. Sta in questo delicato equilibrio – sempre più difficile nella società odierna – la chiave del successo dell’educazione salesiana. Ne abbiamo parlato con don Pascual Chavez Rettor Maggiore Emerito della Congregazione salesiana che dal 2002 al 2014 è stato il nono successore di don Bosco. Don Pasqual Chavez è stato nei giorni scorsi a Cagliari per un incontro sulla spiritualità salesiana nella parrocchia salesiana di San Paolo.
Don Pascual Chavez cosa vuol dire essere successore di don Bosco?
Da una parte è una dignità molto grande. Quella di Don Bosco è una delle figure più complete che l’umanità abbia mai conosciuto. Questo non è stato detto solo da salesiani, ma da tantissime altre persone anche non cattoliche che, avvicinandosi a Don Bosco, hanno trovato una figura dalla ricchezza umana paragonabile a quella di Francesco d’Assisi e di altri grandi santi come Caterina da Siena e Vincenzo De’ Paoli. Dall’altra parte è una grandissima responsabilità perché, pur mantenendo fedelmente il suo carisma, bisogna nel contempo avere una fedeltà creativa e dinamica e riuscire a capire i bisogni, le attese e le situazioni di oggi. Il contesto in cui viviamo oggi evidentemente non è quello in cui ha vissuto Don bosco per cui c’è bisogno di attualizzare il suo sistema preventivo cogliendo quali sono oggi i desideri e le vere attese dei giovani.
Da anni si parla di emergenza educativa.
Come ha rilevato Benedetto XVI coniando questa espressione, oggi i ragazzi sono sempre meno capaci di porsi le domande fondamentali della persona umana, chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo, che cos’è la vita, che cosa è la morte, quelle domande che aiutano a scoprire realmente il mistero della persona umana. In questo contesto di grande positivismo, con il predominio della scienza che non dà molto spazio alla ricerca del senso della vita, dove la stessa fede è annacquata a causa di un processo inarrestabile di scristianizzazione di tutto l’Occidente e in particolare dell’Europa, sembra che i ragazzi siano sempre meno interessati a questi temi. Eppure da salesiano mi chiedo: che cosa cercano i ragazzi, anche se non lo chiamano senso della vita, quando ossessivamente cercano di essere felici e di raggiungere il benessere? Possono sbagliare bersaglio però la loro ricerca vuol dire che, come diceva Sant’Agostino, siamo stati creati per Dio e il nostro cuore non trova pace finché non lo trova.
L’emergenza educativa riguarda anche i genitori…
L’emergenza educativa indica la situazione dei ragazzi, ma nel contempo anche quella dei genitori. Ormai gli adulti non si sentono capaci di accompagnare i ragazzi ed aiutarli a vivere con gioia e responsabilità il presente guardando con fiducia al futuro. La persona umana è naturalmente portata al futuro e se questo è valido per tutti, vale in particolar modo per i ragazzi. Il problema è che loro non riescono più a vedere il futuro. Innanzitutto dal punto di vista del lavoro. Sappiamo qual è la situazione in gran parte dell’Europa e dell’Italia dove più del 40 per cento dei ragazzi non ha lavoro e deve cercarlo altrove. A questa instabilità si aggiunge l’instabilità politica e sociale mondiale ma anche il cambiamento del clima che sembra significare che c’è un deterioramento irrimediabile. Questa situazione porta i ragazzi a non vedere un futuro e ad attaccarsi ossessivamente al presente: vogliono godere la vita qui ed ora perch...